Racconto di: Chiara

Tipo racconto: Autobiografico

Salve a tutti, mi presento sono Chiara ed ho 28 anni. La storia che sto per descrivervi risale a qualche anno fa, era un periodo buio della mia vita. Mi ero appena lasciata, mancava il lavoro, lo stress familiare; insomma stavo per impazzire.
Guardando gli annunci di lavoro in rete trovai un post dove un il ragazzo, che chiameremo Roberto per privacy, cercava qualcuno da pagare per farsi sculacciare, al che pensai fosse interessante; prendere a schiaffi qualcuno nel sedere non sarà cosi tanto male. Gli mandai una e-mail e rispose: disse di volere una Mistress personale, voleva essere sottomesso, che potevo fargli tutto quello che volevo. All’inizio la cosa mi imbarazzava perché non picchio la gente per divertirmi, ma alla fin fine era un lavoro e lo accettai.
Il giorno dell’appuntamento indossai dei tacchi alti e mi portai una cinta di cuoio.

L’incontro era in una camera di B&B in centro città, lo gestiva un suo amico per questi tipi di incontri. Ero stranamente calma e a mio agio. Il ragazzo che aprì domandò subito per chi fossi in visita, appena dissi Roberto indicò l’ultima stanza in fondo al corridoio, lo ringraziai camminando verso la porta. Entrata in stanza vidi seduto sul letto un uomo di circa 30 anni, pelato vestito con jeans, camicia e maglione, che girava i pollici per l’attesa. Appena girò la testa disse subito “Salve mia Padrona, la stavo aspettando con ansia.” Da ricordare che non avevo mai fatto queste cose tanto meno mai usato questo tipo di linguaggio, ma sentirmi chiamare Padrona mi diede un pizzico di goduria. Gli ordinai subito di togliersi tutto e di mettersi in in ginocchio tenendo le braccia sollevate. Cosi fece, e mentre lo guardavo gli accarezzavo la pelle olivastra con la punta della cintura. La pelle gli divenne d’oca, e per mantenersi concentrato sul suo ruolo teneva gli occhi fissi sulla tenda. Una voglia tremenda di colpirlo nelle natiche mi faceva formicolare le braccia, le farfalle percorrevano lo stomaco salendo su per la gola, gli domandai quanto forte volesse essere colpito e lui rispose con “Quanto vuole lei.

Di fianco al letto c’era una sedia dove sopra c’erano posti gli accappatoi con le cinture, al che pensai. Presi le cinture facendo dei ganci da mettergli nei polsi, li strinsi e poco alla volta li tiravo all’indietro. Ad ogni tirata Roberto inarcava di più la schiena mettendo i fianchi più in fuori, e questo gli piaceva, lo si vedeva perfettamente. Riprendendo la cintura di cuoio iniziai a sbattergliela sul sedere, prima piano, in cui lui mugolava dei sottili -Mh-, poi sempre più forti dove succhiava l’aria tra i denti o spalancava la bocca per l’impatto. Mi piaceva vedergli il fondo schiena cambiare colore, da bianco a rosa e poi rosso fiamma, mi sentivo soddisfatta. Il suono netto della frustata sulla sua pelle, i suoi lamenti piacevoli, desideravo dargliene di più forti. Cosi dopo una decina di minuti posai la cintura, lo feci girare e poggiare nel bordo del letto legando la cintura dell’accappatoio dalla parte opposta del materasso. Tornata di fronte al sedere diventato rosso ho iniziato a dargli degli schiaffetti per sentire la sensazione di pelle sulla pelle portandomi un altro pizzico di piacere. Ripresi a schiaffeggiarlo più e più volte aprendo il più possibile la mano sulla natica sentendo perfino la caloria sulla superficie diventata rosso peperone.

Da quella volta ci siamo visti per diverso tempo fino a quando non ho trovato un altro lavoro e gli ho detto addio.

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